Grande seguace dell’innovazione “da perseguire con mentalità imprenditoriale”, inventore di esoscheletri spaziali, esperto di blockchain e project manager a supporto di startup: Pierluigi Freni si definisce un ingegnere atipico ed è davvero difficile dargli torto.
Laureato al Politecnico di Torino in Ingegneria dei Materiali, si specializza presso l’Alta Scuola Politecnica dove guida e brevetta il progetto per un esoscheletro extraveicolare al servizio degli astronauti impegnati nelle passeggiate spaziali. Nel 2014 partecipa al percorso di alta formazione della Fondazione CRT Talenti per l’Impresa con l’obiettivo di trasformare la sua invenzione in una startup. Contrariamente a ogni previsione, durante il corso cambia in toto il suo progetto e sviluppa Sherlock, un antifurto GPS per biciclette che in appena un anno diventa una startup alla conquista del mercato europeo e statunitense.
Dopo l’esperienza di founder con Sherlock e di innovation specialist con la Fondazione LINKS, oggi Pierluigi condivide tutto ciò che ha imparato a supporto delle startup che desiderano spiccare il volo lavorando come project manager in LIFTT, società operativa di investimenti per un modello etico di impresa.
Gli abbiamo chiesto di raccontarci la sua storia e di svelarci qualche trucco per avviare una startup:
Come hai scoperto la tua vocazione di “inventore”?
Ho studiato Ingegneria dei Materiali al Politecnico di Torino ma capii fin da subito che da grande non avrei mai fatto ciò per cui stavo studiando, nonostante apprezzassi il percorso formativo, il metodo e la qualità dei contenuti del corso.
Durante la laurea magistrale, nel contesto dell’Alta Scuola Politecnica lavorai a un progetto per lo sviluppo di un esoscheletro in grado di supportare gli astronauti durante le missioni extraveicolari. Ne nacquero due brevetti e insieme all’ingegnere biomedico e dottorando Matteo Stoppa mi convinsi a farne un progetto imprenditoriale o, almeno, a provarci! Prima di allora non ero mai entrato in contatto con il mondo imprenditoriale: il primo passo fu proprio quello di entrare in Talenti per l’Impresa della Fondazione CRT.
Come ha influito Talenti per l’Impresa sullo sviluppo del tuo progetto? E sul tuo percorso?
Talenti per l’Impresa mi ha convinto a cambiare completamente il mio progetto di startup: sono passato dalla proposta di EAPtics sugli esoscheletri spaziali a Sherlock, un antifurto per biciclette basato sulla tecnologia GPS. L’idea mi è venuta ascoltando la disavventura di un amico a cui avevano rubato la bici: ho capito che un’innovazione capace di ridurre questo tipo di furti potesse essere molto più sentita dalle persone rispetto a tecnologie spaziali. Il progetto è piaciuto tanto da convincere più compagni ad unirsi nel team e nel 2015, dopo appena un anno di Talenti per l’Impresa, Sherlock è diventata una società a tutti gli effetti.
Oggi in LIFTT sostieni le startup che vogliono diventare grandi. Quali sono gli ingredienti che proprio non possono mancare in un’impresa di successo?
La mission di LIFTT è quella di far da ponte tra le grandi idee e gli imprenditori visionari; qui presto il mio supporto su strategia, networking, pianificazione, fundraising.
Per avere successo bisogna credere nella propria idea, senza aver paura di esporre la propria creatura al mondo. Bisogna sempre domandarsi se e quanto il proprio progetto risponda a problemi reali. Per capirlo è importante confrontarsi costantemente con competitor, esperti e pubblico, ascoltare e valutare opinioni, prendere le proprie misure ed essere disposti non solo ad aggiustare il tiro quando serve, ma anche a rivedere completamente il proprio progetto.
Non può mancare un buon team: i cofounder devono affrontare insieme innumerevoli momenti di stress, superare picchi di alti e bassi estremi e resistere a contesti di lavoro frenetico. È essenziale quindi che i componenti del team siano in grado di lavorare insieme, di esprimersi liberamente e di confrontarsi con maturità. I conflitti non possono di certo mancare ed è importante affrontarli al meglio, concentrandosi sull’apporto costruttivo che potrebbero apportare all’impresa.
Idea e team però da soli non bastano: per trasformare un progetto abbozzato alla lavagna in una società è fondamentale avere disciplina. Il processo è lungo e impegnativo, e neanche la più grande delle idee potrebbe avere una chance di realizzazione se non viene seguita con metodo da parte di tutti i membri del team. Le idee sono tante, ma l’esecuzione è tutto.
A chi consiglieresti di seguire il percorso di Talenti per l’Impresa?
Sono entrato in Talenti per l’Impresa senza sapere cosa stessi davvero cercando e ne sono uscito non solo con una startup, ma anche con le idee chiare su cosa significhi lavorare in un’impresa innovativa. Una lezione che ha segnato per sempre la mia vita professionale.
È un percorso che mi sento di consigliare a chi, come me nel 2014, ha molti dubbi su cosa vorrebbe fare da grande: è un’imperdibile occasione non solo di formazione ma anche di confronto, e di conoscere tutti gli strumenti necessari per concretizzare ciò che si sogna realizzare.