Come ogni anno, anche questo 30 giugno è una giornata – o meglio una notte – da trascorrere con il naso all’insù: è l’International Asteroid Day, la ricorrenza che dal 2015 viene celebrata da tutta la comunità di astronomi e appassionati per diffondere la conoscenza e le infinite curiosità su asteroidi e corpi minori, ma anche per sensibilizzare sui potenziali rischi e relative protezioni di cui disponiamo per evitare impatti e minacce spaziali.
Un tema complesso e perfetto per intrattenersi almeno una volta nella vita durante qualche cena estiva, ma sappiamo davvero cos’è un asteroide? E quanto sono realistici i rischi di impatto? Cos’è la Scala Torino e su quali strumenti e competenze possiamo contare per monitorare la nostra sicurezza nello spazio?
Abbiamo intervistato Daniele Gardiol, Coordinatore nazionale della rete PRISMA, Prima Rete Italiana per la Sorveglianza sistematica di Meteore e Atmosfera coordinato dall’INAF – Istituto Nazionale di Astrofisica con il supporto di Fondazione CRT.
Partiamo dall’inizio: cos’è di preciso un asteroide? Da dove arriva e come si forma?
Un asteroide è un piccolo corpo roccioso che orbita intorno al Sole. La maggior parte degli asteroidi si trova nella fascia degli asteroidi, una regione tra le orbite di Marte e Giove. A differenza dei pianeti, gli asteroidi sono molto più piccoli e non hanno forma sferica e possono variare in dimensioni da pochi metri a centinaia di chilometri. Sono considerati resti del sistema solare primordiale, che non si sono mai aggregati per formare un pianeta.
Quando un asteroide, o un frammento di asteroide, entra nell’atmosfera terrestre, rilascia la sua energia sotto forma di luce. Questo fenomeno è chiamato meteora; quando le meteore sono molto brillanti, sono chiamate anche bolidi.
Quali sono i potenziali rischi associati agli asteroidi per la Terra?
Sappiamo che da sempre la Terra viene colpita da asteroidi, a volte grandi, più spesso piccoli. Lo stesso succede agli altri pianeti, ad esempio Mercurio e Marte, o alla Luna, come testimoniano i numerosissimi crateri da impatto che osserviamo su questi oggetti celesti. Questi oggetti hanno velocità cosmiche, di decine di chilometri al secondo, e portano con sé un’energia enorme. Naturalmente, maggiore è la dimensione dell’asteroide, più gravi e importanti sono le conseguenze: da un danno molto localizzato si passa alla possibile distruzione di una città, fino ad arrivare a una catastrofe su scala continentale o addirittura planetaria.
Su quali tecnologie e strategie possiamo contare per monitorare e mitigare questi rischi?
Gli astronomi usano particolari telescopi per osservare il cielo, tutte le notti in cui è possibile farlo, cercando di scoprire asteroidi e controllando quelli già noti. Per individuare un asteroide si realizzano due immagini della stessa zona di cielo a tempi successivi: confrontando le due immagini si noterà che le stelle, essendo molto lontane, risulteranno ferme, mentre un asteroide, a causa del moto proprio, sarà visibile come un puntino in movimento.
Le osservazioni permettono di calcolare le orbite, di prevedere la loro posizione nel futuro prossimo ed eventuali rischi di impatto con la Terra. Per aumentare la precisione, anche gli asteroidi già scoperti devono continuamente essere monitorati per avere dati sempre aggiornati sulle loro orbite. I database della NASA – National Aeronautics and Space Administration e dell’ESA – European Space Agency riportano tutti i dati disponibili, dalla dimensione ai parametri orbitali.
Per determinare la pericolosità di un asteroide si possono usare diverse scale. Una di queste, riconosciuta a livello internazionale, è la Scala Torino, che attribuisce un valore da 0 a 10. 0 significa nessun pericolo, 10 impatto certo e catastrofico. Battezzata così in occasione di un una conferenza internazionale svoltasi a Torino nel 1999, la Scala Torino passa dal rischio 0 (bianco) per gli oggetti talmente piccoli che bruciano nell’atmosfera, fino al rischio 10 (rosso) per gli oggetti con collisione sicura, in grado di causare una catastrofe globale.
Ci sono esempi recenti di asteroidi che hanno rappresentato un alto rischio? E come sono stati gestiti?
Il 30 giugno 1908 a Tunguska, in Siberia, un asteroide di circa 50 metri di diametro esplose con una potenza di circa 1000 bombe atomiche di Hiroshima. Rase al suolo un’area di 2000 chilometri quadrati e abbatté oltre 80 milioni di alberi. Per fortuna l’evento avvenne in una zona praticamente disabitata.
Più recentemente, il 15 febbraio 2013, a Chelyabinsk, sempre in Russia, un asteroide di 15 metri circa provocò, a seguito di una esplosione, la rottura di 2 milioni di metri quadrati di finestre, causando il ferimento di oltre 1500 persone. Purtroppo questo tipo di eventi, provocati da asteroidi piccoli, non sono di solito prevedibili.
Nel 2004 un asteroide appena scoperto, Apophis, raggiunse per qualche giorno il valore di 4 nella Scala Torino, con una probabilità di impatto di quasi 3% nel 2029. Osservazioni successive hanno escluso il rischio di impatto, ma Apophis passerà comunque molto vicino alla Terra, tanto da essere visibile a occhio nudo!
L’impatto più terribile di cui abbiamo le prove è quello dell’asteroide delle dimensioni di circa 10 chilometri che colpì la Terra 66 milioni di anni fa nella zona dello Yucatan, nel golfo del Messico. Provocò un cratere di circa 200 chilometri, sollevò una quantità di polvere che raggiunse la stratosfera avvolgendo la Terra e oscurando il Sole per oltre 10 anni. Questo inibì la fotosintesi e la produzione dell’ossigeno, provocando la rottura delle catene alimentari e l’estinzione dei 3/4 delle specie allora presenti, tra cui i dinosauri.
Quali sono le sfide principali che PRISMA affronta nella sorveglianza degli asteroidi?
Astronomicamente parlando, la maggior parte degli asteroidi sono oggetti “piccoli”. Con i telescopi attualmente a disposizione è difficile riuscire a osservare quelli di dimensioni inferiori al chilometro. Per questo motivo, la maggior parte degli asteroidi pericolosi, che possono colpire la Terra nel futuro prossimo, non sono ancora stati scoperti. Reti come PRISMA, promossa e coordinata dall’INAF e sostenuta da Fondazione CRT, osservano le meteore, che sono generate di solito da frammenti di asteroidi più grandi.
Le osservazioni possono permettere tra l’altro di identificare asteroidi piccoli e invisibili, ma comunque potenzialmente pericolosi, e stimarne la direzione di eventuale provenienza. Inoltre, calcolando il punto di caduta di eventuali residui è possibile che si riesca a recuperare eventuali meteoriti, cosa già successa 2 volte a PRISMA nel 2020 a Cavezzo, nel Modenese, e nel 2023 a Matera. In questo caso si possono studiare approfonditamente le caratteristiche del corpo celeste e conoscere meglio il nostro “nemico”.
Cosa prevede il futuro della ricerca sugli asteroidi e quali sono le prossime grandi domande a cui trovare risposta?
Oltre alla mitigazione del rischio per la Terra, il recupero dei meteoriti freschi grazie a PRISMA è di grande importanza per lo studio del periodo remoto in cui si formò il nostro Sistema Solare più di 4 miliardi e mezzo di anni fa.
In particolare, abbiamo due affascinanti ipotesi ancora da confermare: la prima riguarda la presenza di acqua sul nostro pianeta. Si pensa che questa sia stata portata dai meteoriti che bombardarono la Terra circa 3 miliardi di anni fa. La seconda ipotesi suggerisce che addirittura la vita stessa sia giunta dal cosmo, trasportata dai meteoriti. Poter confermare una o entrambe queste ipotesi sarebbe un successo epocale.
Quali percorsi consiglierebbe per chi è interessato ad approfondire la conoscenza su asteroidi e meteore?
PRISMA cura un programma di didattica nelle scuole e di divulgazione presso il pubblico. È un progetto partecipativo che coinvolge associazioni, scuole, ricercatori e privati cittadini che contribuiscono alla ricerca dei meteoriti e al funzionamento delle telecamere. Esistono poi degli ottimi siti web, perlopiù in inglese, ma mi sentirei di consigliare il sito dell’ESA – NEOCC (Near Earth Objects Coordination Centre) per avere notizie e dati sugli asteroidi potenzialmente pericolosi, continuamente aggiornati.